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L’irrigazione tradizionale: conoscenza, tecnica e organizzazione è stata inserita nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Il riconoscimento è stato conferito il 6 dicembre 2023 dal Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale riunitosi a Kasane, in Botswana. A fare da capofila di questa nuova iscrizione è stata l’Austria, con il supporto di Italia, Svizzera, Olanda, Lussemburgo, Germania e Belgio.
Pratica antichissima, l’irrigazione si propone come obiettivo quello di garantire alle colture una crescita ottimale. A spiegare cosa vuol dire irrigare è lo stesso termine che trae origine dal latino irrigare = in + rigare, ovvero far scorrere in canali.
La prima civiltà irrigua nacque in Mesopotamia per poi replicarsi in Egitto e dopo oltre un millennio in Asia, dove rappresentò un prezioso contributo a quella che viene denominata civiltà del riso. Successivamente, fu la volta della civiltà del mais in Messico e in Perù. La nascita dell’irrigazione permise la fondazione delle città, provvedendo al sostentamento di intere comunità che con l’agricoltura, nel frattempo, erano diventate stanziali.

Irrigazione, patrimonio immateriale Unesco
La tecnica viene praticata utilizzando in maniera strategica forza gravitazionale e sistemi costruttivi realizzati a mano tipo fossati e canali, indispensabili per convogliare l’acqua derivante da fonti naturali come ruscelli, sorgenti, ammassi di ghiaccio e altro.
Le fonti di captazione naturali da prendere in considerazione sono quelle situate in prossimità dei campi coltivati. La scelta degli orari e dei giorni per modificare manualmente la direzione dell’acqua dai canali ai campi avviene a seconda di alcuni fattori che gli esperti tengono in considerazione.
Per questo, talvolta è necessario scavare piccoli canali da utilizzare per qualche tempo oppure racchiudere l’acqua negli argini, realizzati generalmente in legno, e provvedere alla creazione di un’apertura artificiale a trabocco in modo da irrigare le colture. In questo modo l’acqua trabocca e sommerge i prati che stanno in basso, a valle.
Tale tecnica prende il nome di irrigazione per sommersione ed è fra i più antichi sistemi di irrigazione esistenti. Come testimoniano i documenti storici, furono i romani a introdurre l’irrigazione per sommersione nella Penisola Iberica. Diversi secoli più tardi, i musulmani contribuirono a sviluppare e migliorare il suddetto metodo.

Patrimonio immateriale Unesco – Irrigazione per sommersione
Nel XIII secolo, la tecnica venne utilizzata per creare agli agrumeti nel Regno di Valencia, dando lavoro a tanti contadini. Sui campi dove viene applicata vengono realizzati, come già detto, argini solitamente alti 30–40 cm e larghi in cima 40–50 cm, in modo da circondare il terreno da irrigare che deve essere però livellato.
Con il trasferimento dell’acqua dai fossi alle scoline del campo avviene la sommersione. Questa soluzione, però, deve essere effettuata con criterio e solo dopo aver fatto un’attenta valutazione di fattori come il flusso d’acqua, l’ambiente paesaggistico e le condizioni meteo.
Inoltre, è necessario che vi sia una accurata attenzione da parte di coloro che si occupano di distribuire l’acqua. I collaboratori possono essere proprietari, agricoltori oppure associazioni, cooperative idriche, autorità locali, volontari o altri enti che possono assicurare l’efficienza e il mantenimento di questa tecnica.
Questo sistema tradizionale di irrigazione viene usato soprattutto per rendere il terreno umido, per fertilizzare oppure migliorarlo, contribuendo così a garantire la resa e ad aumentare la qualità delle colture.
Come accennato in precedenza, per praticare l’irrigazione tradizionale è opportuno tener conto dell’ambiente naturale e dei vari strumenti e sistemi da utilizzare. Solo tramite una approfondita conoscenza e delle linee guida tramandate nel corso delle generazioni, sia oralmente che scritte, il metodo può risultare efficiente.

Irrigazione aerea
Per rendere più semplice l’assegnazione dei compiti e dell’acqua da fornire nel corso dell’anno, professionisti e portatori hanno preferito mettere per iscritto delle regole specifiche, così da poter consentire a chiunque di eseguire correttamente la procedura.
Note come Road, “bollettini”, lettere sull’acqua o “Wasserbriefe”, o ancora registri sull’acqua o “Wasserregister”, queste norme fungono da linee guida adattate a qualsiasi zona. Grazie al dettagliato sistema rotativo assicurato dalla Road, il processo di sommersione avviene in maniera regolare.
Basata su un sistema ramificato di fossati detti “Waale”, realizzati per deviare l’acqua e portarla dalle zone di raccolta a monte fino a valle, dove ci sono i prati coltivati, questa tecnica offre innumerevoli vantaggi all’agricoltore se applicata in condizioni ideali.
È importante sottolineare che per applicare la tecnica dell’irrigazione tradizionale, bisogna avvalersi di collaboratori stretti e capaci che abbiano fatto esperienza e posseggano conoscenze approfondite da condividere tra loro.
Ad occuparsi annualmente della distribuzione dell’acqua e a sorvegliare i canali è il Waaler. Questa figura deve fermare il flusso dell’acqua della roggia, così da far traboccare l’acqua sul terreno da irrigare, il tutto regolato da sistema di turnazione apposito.
Il Waaler deve svolgere il suo lavoro ogni giorno, alle ore 6 e alle ore 18. A sua volta, il contadino deve sapere preventivamente quando ha diritto ad usare l’acqua, fascia oraria e giorno. Durante la sua attività deve fare in modo che nel suo terreno la sommersione avvenga in modo equilibrato.
Ciò significa che non bastano le regole per applicare la tecnica, ma serve anche una buona conoscenza e una certa organizzazione che si ottiene solo se le parti interessate collaborano attivamente tra loro.
L’adozione dei sistemi d’irrigazione tradizionali può avvenire sia in montagna che in pianura visto che la pratica è stata collaudata secondo le naturali condizioni di entrambe le condizioni.
Il vantaggio di eseguire questo metodo di irrigazione risiede, indubbiamente, nei costi contenuti. Considerate le spese che gli agricoltori sono costretti e gli investimenti necessari per incrementare i guadagni, questo aspetto non è certamente da sottovalutare.

Irrigazione a goccia
Con l’ufficialità conferita a Kasane, in Botswana, dal Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, l’irrigazione tradizionale in alta val Venosta è entrata nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco.
Claudia Plaikner, presidentessa dell’Heimatpflegeverband, federazione che si propone di custodire il paesaggio culturale e naturale dell’Alto Adige, ha dichiarato che l’irrigazione a sommersione dei prati sulla Landa di Malles è una tecnica agricola praticata da secoli e tuttora efficace.
Non solo, sempre secondo quanto detto dalla Plaikner, la tecnica ha anche un certo fascino per come viene eseguita e rispecchia l’avvincente storia agricola della regione. In modo specifico, il comitato ha posto particolare attenzione sulle enormi estensioni di agricoltura estensiva della Landa di Malles che si trovano fra il lago di San Valentino e Burgusio.
Si tratta di ben 400 ettari di superficie destinati all’agricoltura estensiva che prevede l’uso limitato di macchinari e investimenti ridotti per attrezzature e prodotti fitosanitari. Come è evidente, si rifà all’agricoltura tradizionale praticata in passato dai contadini che facevano affidamento soprattutto sulla manodopera.
Ancora oggi, i terreni coltivati nella Landa di Malles vengono irrigati in modo tradizionale con la tecnica di sommersione dei prati. I canali di irrigazione attraverso i quali passa l’acqua sono Nuiwaal, Töschg, Magrins e Largin.
La Plaikner ha, inoltre, ribadito che l’irrigazione a sommersione è una tecnica estremamente funzionale che ancora oggi garantisce eccellenti risultati, allo stregua di diversi secoli fa.
Per poterla praticare, è necessario possedere conoscenze specifiche riguardanti la morfologia del territorio, ma assicura enormi benefici al terreno in quanto favorisce la naturale fertilizzazione e viene eseguita nel rispetto della biodiversità.

Irrigazione con rubinetti
Il progetto di candidatura dell’irrigazione tradizionale: conoscenza, tecnica e gestione ha interessato più nazioni, coinvolgendo complessivamente sette paesi: Austria, Italia, Svizzera, Olanda, Lussemburgo, Germania e Belgio.
Scopo dell’iniziativa è stato quello di promuovere sistemi di irrigazione e gestione dell’acqua tradizionali, con i consorzi a fare da tramite, vista la loro storica affidabilità. Le cooperative sono in grado di gestire il servizio idrico in maniera oculata e si occupano di tutte le attività connesse alla tutela dell’acqua.
L’inclusione di queste pratiche tradizionali di irrigazione nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità mette in evidenza il loro valore.
L’obiettivo della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco è quello di preservare e tutelare il patrimonio che non è presente nello spazio in modo fisico, ma è costituito da pratiche, espressioni culturali, tradizioni viventi, interconnessioni sociali.

Irrigazione aerea con pivot
Nella tutela del patrimonio immateriale rientrano anche sapere e capacità, e anche oggetti, strumenti, spazi culturali che vengono riconosciuti parte integrante del loro patrimonio.
Includere questo patrimonio nella Lista rappresentativa è importante perché è assoluta testimonianza della creatività umana e permette di conoscere le varie espressioni culturali presenti nel mondo.
L’inserimento nella lista Unesco dell’elemento transnazionale ”Irrigazione tradizionale: conoscenza, tecnica e organizzazione” della Val Venosta testimonia, quindi, che non è solo un bene culturale ma un segno di identità per quelle comunità che lo applicano.
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